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PARCO REGIONALE GESSI BOLOGNESI E CALANCHI DELL’ABBADESSA

Centro Parco,
località Farneto, via Jussi, 171 - 40068 S. Lazzaro di Savena (BO) - tel. 0516254811, e-mail: info.parcogessi@enteparchi.bo.it -ebsite: http://enteparchi.bo.it/Gessi_Bolognesi_e_Calanchi

 

Sulle prime pendici della collina bolognese c’è un parco che tutela un paesaggio davvero peculiare: nella valle del torrente Idice, le dolci colline di Ozzano sono interrotte dai crinali tormentati dei Calanchi dell’Abbadessa, affioramenti gessosi che hanno dato vita a un complesso carsico tra i più importanti e studiati d’Europa. Cinquemila ettari di area protetta a tutela di valori paesaggistici, naturalistici e storici di primissimo piano, sopra e sotto il livello del terreno, il grande Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa, famoso per le sue oltre 100 grotte che costituiscono uno dei sistemi più spettacolari e vasti di cavità gessose in Europa.

Le strade e i sentieri che lo attraversano mostrano scenari d’impatto e di inaspettata bellezza: rupi rocciose si affacciano su conche simili ad anfiteatri naturali; angoli all’apparenza inaccessibili mostrano ingressi a grotte; aspre dorsali calanchive (come i calanchi del Passo dell'Abbadessa) interrompono bruscamente dolci pendii argillosi.

Dai punti più elevati lo sguardo abbraccia i solchi delle valli principali, che di lì a poco sfumano nella grande pianura, e nelle giornate più limpide l’orizzonte è chiuso dalla visione quasi irreale delle Alpi. Nelle zone di affioramento del gesso le sommità corrispondono a dossi argentei dove risalta la struttura cristallina della roccia la cui luminosità madreperlacea le ha meritato il nome di sélenite (pietra lunare), materiale largamente impiegato nelle costruzioni urbane di Bologna fino all'800.

Famoso il complesso sistema di grotte, per la natura carsica del gesso, in queste aree si osservano doline, valli cieche, inghiottitoi, erosioni a candela e sono celati gli ingressi di oltre 100 grotte tra cui quelle famosissime del Farneto e della Spipola. Le grotte esplorate nel passato da studiosi ed appassionati, hanno restituito molti reperti fossili raccolti presso il Museo Archeologico L. Donini.

La grotta della Spipola è l'unica che si può visitare accompagnati da personale specializzato,

Le cavità naturali del parco ospitano una fauna ipogea di grande interesse scientifico: alcune specie di chirotteri e vari invertebrati che si sono evoluti e specializzati alla vita nelle tenebre. I gessi sono attraversati da complessi sistemi di acque sotterranee

.

L’esempio più significativo si trova presso la Croara. nella valle cieca dell’Acquafredda il rio omonimo si inabissa per tornare alla luce dopo quasi tre chilometri in una risorgente lungo il Savena. Dolci pendici coltivate a seminativi fanno da cornice a luoghi aspri, nei quali si è conservata una natura quasi intatta.

Particolarmente suggestivi e selvaggi sono gli affioramenti gessosi tra Zena e Idice, con le grandi doline dell’lnferno e della Goibola e la bella valle cieca di Ronzano, chiusa da imponenti falesie selenitiche.

Le rupi gessose sono rivestite da una vegetazione ridotta e discontinua, da piccole piante erbacee adattate alla vita sulla roccia e aromatiche che in estate sprigionano intensi profumi. A tratti la copertura vegetale si arricchisce di folti boschi, arbusteti e slepi che si fondono con gli affioramenti, delimitando le aree ancora coltivate.

Alle tante testimonianze che raccontano l’affascinante storia naturale dei luoghi si sovrappongono i segni delle opere dell’uomo, che ha frequentato sin dalla preistoria queste colline.

Dei numerosi borghi medievali sorti intorno alle parrocchie molti sono decaduti o scomparsi come Montecalvo e Pizzocalvo e degli antichi castelli restano ruderi a Castel de’ Britti e S. Pietro di Ozzano.

Ormai perdute sono anche le tracce degli importanti monasteri di un tempo, ma sopravvivono alcune chiese isolate nella campagna o piccoli oratori come quello della Madonna dei Boschi. Per l’amenità dei luoghi e la dolcezza del clima in questo territorio furono edificate molte ville di nobili famiglie bolognesi;

tra quelle di più antica origine spicca Villa Miserazzano, nei pressi della Croara.

Gessi Bolognesii
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PUNTI DI INTERESSE DEL PARCO

PARCO GESSI ABADESSA

I CALANCHI DELL'ABBADESSA

I calanchi dell’Abbadessa formano una bella dorsale argillosa modellata nel substrato geologico piú antico delle colline bolognesi: le “Argille Scagliose”.

Il nome, oggi superato ma che conserva valore nelle descrizioni geologiche del bolognese, si deve al geologo ottocentesco Gian Giuseppe Bianconi, che cosí commentava l’aspetto di queste rocce: “Chiunque abbia visto i terreni delle argille ha pur veduto la varietà dei colori che per zone, vene e macchie, stranamente ravvolte le percorrono in ogni senso…

Le argille confermano adunque che il terreno cui esse appartengono é un terreno di profondo travolgimento, e che li materiali dei quali consta sono venuti da varie parti…”.

 

Le “Argille Scagliose” sono un complesso roccioso dove domina una matrice argillosa variegata, a cui sono mescolati inclusi rocciosi di varia natura e con età differenti (da 180, per i frammenti ofiolitici, a 60 milioni di anni).

Il complesso viene definito alloctono perché il contesto geografico in cui ha avuto origine é situato, nelle ricostruzioni geologiche, in aree molto distanti da quelle di affioramento attuale, in un settore paleogeografico indicato come Oceano Ligure (per questo si usa il nome di liguridi). Sono rocce che hanno traslato enormemente nel corso dell’orogenesi appenninica, acquisendo un aspetto caotico: tra argille di colori diversi emergono con frequenza inclusi marnosi bianchissimi, stirati in forme allungate o irregolari, e chiari blocchi calcarei di diverse dimensioni.

L’argilla ha caratteristiche molto peculiari. Formata da particelle di dimensioni piccolissime, é infatti impermeabile e si ammorbidisce notevolmente a contatto con l’acqua.

Per questo é una roccia molto erodibile e crea versanti instabili. Spesso fattori diversi, come la pendenza dei versanti, il tipo di copertura vegetale, l’esposizione e l’attività antropica, convergono nel causare dinamiche erosive molto intense. E’ cosí che sui pendii argillosi si approfondiscono i calanchi, con i loro scenari desertici.

Piú linee di crinale si susseguono una dopo l’altra, formando una continua successione di quinte dirupate dove i sottili crinali separano pendii rocciosi ripidissimi, a volte incredibilmente colorati.

Calanchi_bolognesi

CALANCHI DELL'ABBADESSA

Il "passo della Badessa" congiunge il rilievo marnoso di Monte Arligo a via del Pilastrino, attraverso uno stretto crinale calanchivo che separa la valle del Rio Centonara da quella del Rio Ciagnano.

Uno storico percorso, oggi ridotto ad un esilissimo sentiero, a tratti non più largo di un piede, corre lungo il crinale.

L’itinerario, assai pericoloso soprattutto dopo le piogge, ricade in una zona del Parco di massima tutela ed è pertanto vietato al pubblico.

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IL CARSISMO: DOLINE, INGHIOTTITOI E GROTTE

La natura solubile del gesso ha determinato in tutto il parco un esteso sviluppo dei fenomeni carsici, creando paesaggi unici, molto diversi da quelli delle colline adiacenti. In superficie si modellano depressioni chiuse, come le valli cieche e le doline, e si aprono molte grotte, dalle quali si accede a un complesso mondo sotterraneo. Attraverso numerosi punti di assorbimento, come gli inghiottitoi ma anche le piccole fratture, il sistema idrologico sotterraneo si arricchisce continuamente, con effetti speleogenetici grandiosi.

 

Le valli cieche si formano dove ha inizio l’affioramento dei gessi. Un piccolo solco vallivo, inciso su rocce non solubili (generalmente marnose), termina contro rupi gessose, e attraverso un inghiottitoio ha inizio il percorso sotterraneo delle acque: un vero e proprio torrente ipogeo. Le doline si formano invece sopra le vaste aree gessose e hanno diverse modalità di sviluppo.

Possono nascere per il progressivo approfondimento di una zona di assorbimento, dove si sviluppa un inghiottitoio, a cui segue un abbassamento piú lento dei fianchi, oppure avere origine per il crollo delle volte delle grotte, che mette in comunicazione i sistemi sotterranei con le morfologie superficiali.

L’area carsica racchiusa nel parco é per molti aspetti di interesse internazionale.

Miserazzano

ALTOPIANO DI MISERAZZANO

Una sequenza di piccole doline, inghiottitoi e dossi gessosi caratterizza l’altopiano, dal quale si gode una bella vista sulla valle del Savena, dove raggiunge la pianura a ridosso di Bologna.

In alcuni punti si notano numerose bolle di scollamento.

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EX CAVA A FILO E MONTE CASTELLO

L’altura gessosa di Monte Castello, in posizione strategica sulla valle cieca dell’Acquafredda, fu frequentata a partire dal Paleolitico inferiore e ospitò insediamenti preistorici fino a tutta l’Età del Rame; a questo ultimo periodo appartengono i resti di un corredo di tomba femminile ritrovati lungo il ripido versante meridionale.

L’area della Ex Cava a Filo, l’unica in cui per cavare il gesso si utilizzava il filo elicoidale, è di particolare interesse paleontologico in quanto l’attività di cava ha sezionato un inghiottitoio mettendo a nudo reperti paleontologici di epoca Wurmiana tra cui un cranio di cervide (megacero) e numerose ossa di bisonte preistorico (Bison priscus) ora visibili al Museo Donini di S.Lazzaro di Savena.

dolina spipola

DOLINA E GROTTA DELLA SPIPOLA / RISORGENTE E VALLE CIECA DEL RIO ACQUAFREDDA

E' la dolina maggiore di tutto il complesso dei gessi bolognesi (il diametro supera i 700 m) e comprende al suo interno doline minori e numerosi inghiottitoi, dai quali si accede ad altrettante grotte.

Estesi boschi rivestono il fondo e i versanti più freschi, dove spiccano molte specie microterme fra cui l’unica stazione regionale di ispiro (Isopyrum thalictroides). Prati, coltivi e un rado bosco a roverella, interrotto dagli affioramenti, occupano le aree più assolate e declivi; uno dei sentieri, in inverno, si colora della rara fioritura del croco.

Grotta la Spipola

LA GROTTA DELLA SPIPOLA

A piedi        

Elevato interesse: fauna

Elevato interesse: geologia

Elevato interesse: grotta

Partenza: Area di sosta La Palazza - via Benassi San Lazzaro di Savena

Tempo di percorrenza: 2/3 ore

Difficoltà: Media

Dislivello: 10 m

Difficoltà: Escursionistica

 

La grotta della Spipola, costituisce, insieme alla grotta del Farneto, una delle più importanti e spettacolari attrazioni del Parco Regionale dei Gessi e dei Calanchi Bolognesi. Scoperta nel 1932 da Luigi Fantini che si calò dal famoso "Buco del calzolaio", è oggi meta di visite guidate.

Il percorso di circa 500 metri non presenta particolari difficoltà, ma richiede comunque una certa attenzione.

La visita permette di conoscere le morfologie carsiche sotterranee del Parco dei Gessi e dei Calanchi dell'Abbadessa accedendo a saloni, cunicoli, colate alabastrine, canali di volta e concludendosi con una tappa alla dolina interna.

L’ingresso della Grotta della Spipola, situato a quota 135 m sul fondo della dolina omonima, è in gran parte artificiale: venne costruito dal Gruppo Speleologico Bolognese nel 1936, durante i lavori eseguiti per salvaguardare la cavità dai ricorrenti vandalismi. L’ingresso naturale (Bus d’la Speppla o Buco del Calzolaio), attraverso il quale Luigi Fantini e altri speleologi del GSB, discendendo due pozzetti, penetrarono per la prima volta nella Spipola, è situato un poco più in alto (a quota 165 m). Questo accesso fu bloccato non appena si rese disponibile quello basso, più comodo e sicuro.

La protezione della grotta resistette sino al 1940. Da allora, per più di cinquant’anni, la Spipola subì continue deturpazioni, in parte dovute anche al suo impiego come rifugio nel corso dell’ultima guerra, ma provocate soprattutto da visitatori occasionali.

L’attuale chiusura è stata realizzata nel 1995 dal GSB-USB per conto del Parco, che ha curato la bonifica e qualche modesto adattamento dell’intero percorso turistico secondo le indicazioni della Società Speleologica Italiana per quanto riguarda la riduzione dell’impatto ambientale. I lavori, che si sono limitati al ripristino delle opere esistenti nel 1936, hanno previsto inoltre l’installazione di cinque stazioni di rilevamento che misurano i valori di temperatura e umidità.

Lungo il percorso e in generale in tutte le cavità del parco è presente una fauna ipogea di grande interesse scientifico costituita, in particolar modo, da varie specie di pipistrelli e di invertebrati che si sono evoluti e specializzati per la vita in assenza di luce.

La visita guidata alla Grotta della Spipola costituisce una vera esperienza speleologica. Avventurosa e adatta anche ai bambini con più di 8 anni. Alla grotta della Spipola si accede, esclusivamente tramite visite guidate, da un ingresso artificiale posto sul fondo della dolina (quello naturale, detto Buco del Calzolaio, è situato poco sopra).

Il percorso in grotta si sviluppa per circa 700m con un dislivello minimo e quindi è adatto a tutti, ma, muovendosi in un ambiente particolare, ricco di umidità e con temperature comprese tra i 10° e i 12°C, necessita di alcuni accorgimenti:

vestiario adatto (scarponi da trekking, pantaloni lughi, felpa e k-way)

vestiario di ricambio (consigliato)

Alla grotta della Spipola si accede, esclusivamente tramite visite guidate, da un ingresso artificiale posto sul fondo della dolina (quello naturale, detto Buco del Calzolaio, è situato poco sopra).

Per efettuare la visita è obbligatorio  prenotare entro il venerdì precedente la visita: tel. 051-6254821 – info.parcogessi@enteparchi.bo.it

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GROTTA DEL FARNETO

La località Farneto, con una antica chiesa dedicata a San Lorenzo, è oggi nota soprattutto per la grotta che porta lo stesso nome: venne scoperta nel 1871 da Francesco Orsoni, giovane appassionato di geologia e allievo di Giovanni Capellini all'Istituto Geologico dell'Alma Mater, che avviò le prime, importanti ricerche archeologiche. E’ la grotta piu’ nota grazie all'apertura al pubblico tramite visite guidate, organizzate già dalla fine dell'800 e oggi gestite dal Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa.

L'interesse per la cavità scaturì dal rinvenimento di alcuni manufatti di età protostorica da parte di Orsoni, che oltre a cimentarsi con numerosi scavi archeologici, esplorò buona parte della grotta, fin quando all'inizio del '900, Luigi Fantini ed il GSB la esplorarono in modo più completo e realizzarono il primo rilievo nel 1936. Successivamente, oltre al passaggio del Cunicolo dei Bottoni nel 1952 e del rinvenimento di nuovi ambienti nei rami inferiori, da parte del GSE negli anni '60, non sono state trovate prosecuzioni percorribili.

Negli anni ’60 Luigi Fantini, in un riparo naturale creato da uno strato sporgente, rinvenne alcune sepolture riferibili all’Età del Rame (collocabili in Europa Collocabile nel 4° millennio a.C.) oggi conservate presso il Museo della Preistoria “Luigi Donini” di San Lazzaro di Savena, il Museo Archeologico di Bologna e il Museo Archeologico Paleoambientale di Budrio. Ingente la quantità di reperti ritrovati al suo interno: semi, ossa, vasi per la lavorazione dei latticini testimonia che la Grotta veniva utilizzata come residenze temporanee da pastori e cacciatori.

 

Nel 1991 una frana causata dai lavori dell'adiacente cava occluse l'ingresso storico, l’intero affioramento e la grotta sono rimasti per anni inaccessibili dopo una serie di lavori di consolidamento nel 2008, la grotta tornò ad essere accessibile al pubblico.

“L’itinerario, adatto a bambini con piu’ di 4 anni  e adulti, è molto affascinante per poter efettuare l’escursione e’ necessario prenotare presso.

„Info: Centro Visita “Casa Fantini” - via Jussi, 171 - 40068 Località Farneto di San Lazzaro di Savena. Tel. 051 6254821 - info.parcogessi@enteparchi.bo.it - www.enteparchi.bo.it/parco.gessi.bolognesi“

 

Per approfondire

https://www.parcomusealedellavaldizena.it/luoghi-di-interesse/il-pliocenico/le-grotte-del-farneto/

Museo di speleologia Fantini

 IL MUSEO DI SPELEOLOGIA L. FANTINI

Presso Cassero di Porta Lame, P.zza VII Novembre 1944 n° 7 e 7/2 -. Bologna

Nel 1995 nasce ufficialmente il Museo di Speleologia del GSB-USB intitolato a Luigi Fantini presso la sede dei gruppi speleologici GSB-USB al Cassero di Porta Lame nei locali assegnati dal Comune di Bologna all’USB.

La collezione mineralogica dell’USB trae origine dalle attività speleologiche condotte dall’Associazione in molte regioni italiane ed all’estero fra il 1957 ed il 1970, nel  1990, ebbe inizio l’attiva collaborazione con l’IBACN della Regione Emilia-Romagna.La Biblioteca Speleologica dell’Associazione venne fondata insieme al GSB, nel 1932 e in 77 anni si è enormemente ampliata, arricchendosi mediante acquisizioni, ma soprattutto attraverso l’intenso interscambio esistente fra le Riviste edite da GSB-USB: Sottoterra (dal 1962) e Speleologia Emiliana (dal 1964) e le pubblicazioni delle principali Associazioni Speleologiche ed Istituti Universitari Italiani ed Esteri.

Attualmente conta oltre 11.000 volumi.

L’Archivio Storico del GSB (1932-1961) venne donato al Gruppo da Luigi Fantini in occasione del suo 70° compleanno, nel 1965. Contiene l’intero epistolario e gli originali delle relazioni autografe di Luigi Fantini fra il 1932 ed il 1960 e la collezione completa del Censimento delle acque sorgive nel territorio Bolognese, realizzato da Fantini fra il 1942 ed il 1961.

Il museo ospita un mini-laboratorio per bambini sui fenomeni carsici (acquario dinamico), gli attrezzi utilizzati per le esplorazioni, un impianto funzionante al carburo, una cabina sensoriale che riproduce l’ambiente grotta, minerali, cristalli, concrezioni e attrezzi da “toccare” vetrine e negli spazi limitrofi vi sono: una sezione dedicata a Luigi Fantini, con oggetti e documenti a lui appartenuti o coevi al periodo da lui vissuto, in parte di nuova acquisizione.

 

E’ presente temporaneamente il nuovo rilievo topografico delle grotte scoperte da Fantini Spipola-Acquafredda, rilievo appena ultimato con i più recenti dati acquisiti una sezione mineralogica. Si tratta della storica collezione di mineralizzazioni patrimonio del GSB-USB

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CANDELE E BOLLE DI SCOLLAMENTO

Alla natura solubile e macrocristallina della selenite si devono alcune forme peculiari che si possono osservare sugli affioramenti.

Su paretine ripide si trovano profondi solchi verticali, che per il particolare aspetto sono chiamati candele; la loro origine é dovuta al ruscellamento dell’acqua lungo le linee di massima pendenza.

Su alcuni affioramenti, invece, si notano a volte curiosi rigonfiamenti che, attraverso piccole aperture, mostrano curiose cavità a forma di cupola.

Si tratta delle bolle di scollamento, che hanno origine da complessi meccanismi di dissoluzione-ricristallizzazione, a cui si deve un aumento di volume della parte interessata dalla ricristallizzazione, con conseguente rigonfiamento e scollamento di un certo spessore gessoso

candele

LE BUCHE DELLE CANDELE

Nei pressi della “Palestrina”, antico fronte di cava forse di epoca romana, sulle ripide pareti di un inghiottitoio posto all’interno di una macchia

boscata, il ruscellamento ha prodotto evidenti e spettacolari solchi verticali con sezione a doccia noti come “erosioni a candela”.

buche parco PARCO REGIONALE GESSI BOLOGNESI E CALANCHI
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BUCA DI RONZANO

Nelle zone più dolci della valle cieca sono sorte diverse abitazioni, circondate da estesi impianti di sempreverdi, vigneti, filari di alberi da frutto e prati.

 

Sui costoni gessosi che chiudono la valle si sviluppa una rada boscaglia, interrotta a tratti dagli affioramenti, dove roverella, ornello e perastro assumono spesso portamento cespuglioso e contorto; l’esposizione soleggiata di questo versante arricchisce la vegetazione di numerose presenze mediterranee (cisto femmina, fillirea, leccio).

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BUCA DEL BUDRIOLO

E' una profonda valle cieca, che si è sviluppata a contatto con strati gessosi molto inclinati; sul fondo si apre l’inghiottitoio di accesso alla grotta Calindri (un’altra grotta protetta). Al dolce versante meridionale, con seminativi e un piccolo vigneto, si contrappone il ripido versante opposto. Gli affioramenti sono colonizzati dalla tipica vegetazione pioniera a muschi, licheni e piccole succulente; in estate spiccano le fioriture dorate di elicriso e ginestra. Alle zone scoperte si alterna una bassa boscaglia a roverella, in cui compare la sempreverde fillirea.

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BUCA DELL’INFERNO

Numerosi inghiottitoi, dai quali si accede a piccole cavità come la Grotta Coralupi, si aprono sui versanti della dolina, quasi interamente rivestiti da un bosco fresco.

In primavera, tra le splendide fioriture del sottobosco, spicca per abbondanza quella di scilla; durante l’estate, in limitatissime stazioni, fioriscono giglio martagone e giglio rosso.

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BUCA DI GAIBOLA

Ampia dolina al cui interno si aprono gli inghiottitoi di accesso a numerose cavità. Quella più estesa (Grotta Novella) è adibita a laboratorio sotterraneo ed è ornata da imponenti lame calcitiche.

Il microclima fresco ed umido nei pressi degli inghiottitoi favorisce l’insediamento di Muschi (Minimum spp), Felci (Polypodium vulgare), Falso Capelvenere (Asplenium trichomanes).

Da segnalare la presenza di speronella lacerata, estremamente rara soprattutto a quote così basse. Il versante settentrionale, una volta occupato da coltivi, è oggi rivestito da un denso arbusteto che si prolunga nel bosco che occupa il resto dell’ampia dolina.

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museo luigi donini

MUSEO DELLA PREISTORIA LUIGI DONINI

A San Lazzaro di Savena, ai confini del Parco, sorge dal 2003 il nuovo Museo della Preistoria “Luigi Donini”, ampliato e completamente rinnovato, è ora uno dei più importanti musei di archeologia preistorica in Italia, dotato dei più moderni e aggiornati sistemi espositivi.

Il Museo affianca alla ricca collezione di reperti, ampi spazi dedicati alle ricostruzioni a grandezza naturale della civiltà e della fauna preistorica dell’età villanoviana.

L'Oasi Fluviale del Molino Grande

MOLINO GRANDE

La piccola Oasi, gestita dalla sezione WWF Bologna Metropolitana, racchiude un lembo di bosco idrofilo lungo la riva sinistra dell’Idice, in prossimità dei ruderi di un vecchio mulino.

Una monumentale Quercia, Salici, pioppi, ontani e frassini meridionali, oltre alla diffusissima robinia e a numerosi arbusti, sono un esempio della vegetazione che accompagna anche altri corsi d’acqua della zona. Una serie di cartellini segnala le principali specie botaniche.

via pilastrino

VIA DEL PILASTRINO

Un pilastrino seicentesco, restaurato agli inizi del secolo, segnala il luogo dove era situato il Monastero Camaldolese di S.Cristina, dove fu Badessa la Beata Lucia da Settefonti.

Proseguendo verso Ciagnano, si raggiunge un’Area attrezzata dal Parco, dove il panorama si apre verso Nord sulla pianura e sull’imponente formazione dei calanchi dell’Abbadessa e, verso sud, sulla valle dell’Idice e un vasto tratto dell’Appennino bolognese.

PIZZOCALVO PARCO REGIONALE GESSI BOLOGNESI E CALANCHI
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CHIESA DELLA CROARA

All’ombra di maestosi pini domestici sorge la chiesa della Croara (di aspetto ottocentesco). Era parte dell’antico convento di S.Cecilia dal quale dipendevano poderi e oratori dei dintorni; oggi rimane il piccolo chiostro di stile rinascimentale annesso alla chiesa.

Dal piazzale, bel panorama su Bologna e la pianura.

Chiesa-S.Andrea PARCO REGIONALE GESSI BOLOGNESI E CALANCHI
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S. ANDREA

Sul dolce versante settentrionale di Monte Arligo sorge isolata la semplice chiesa di S. Andrea, citata in documenti dell’XI secolo e rifatta tra la fine del ‘700 e l’inizio dell”800. Al suo interno sono conservate le spoglie della Beata Lucia da Settefonti.

Nei pressi è situata la neogotica Villa Massei, circondata da un vasto parco.

settefonti PARCO REGIONALE GESSI BOLOGNESI E CALANCHI
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SETTEFONTI

L’inconfondibile profilo della vecchia torre campanaria emerge, dalla fitta boscaglia, sulla sommità del colle di Settefonti. Fa parte dei notevoli ruderi, restaurati a cura del Parco, della seicentesca parrocchia di S. Maria, situata al centro di un borgo medioevale fortificato, di cui restano tracce delle mura.

 

Alla base del colle, all’inizio di Via Medali, è presente il piccolo Cimitero storico e un’area attrezzata per la sosta.

SAN PIETRO DI OZZANO PARCO REGIONALE GESSI BOLOGNESI E CALANCHI
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SAN PIETRO DI OZZANO

Il suggestivo borgo ha un aspetto ancora molto simile a quello che aveva nei disegni cinquecenteschi. Si compone di una massiccia torre dell’XI secolo e di poche case intorno alla chiesa, che conserva all’interno un capitello romanico proveniente dalla Pieve di Pastino.

 

Nei pressi della torre, scavi archeologici hanno portato alla luce i resti dell’insediamento medioevale e dell’originario assetto della viabilità.

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ITINERARI DEL PARCO

Gli itinerari sono percorsi per lo più escursionistici che si sviluppano nei vari settori dell’area protetta e avvicinano alle sue principali emergenze, spesso ripercorrendo tratti significativi della viabilità storica del territorio.

In alcuni casi, negli itinerari caratterizzati da una maggiore lunghezza e da uno sviluppo in prevalenza su strade asfaltate di scarso traffico e strade bianche, è possibile l’utilizzo di mountain bike o biciclette.

Tra questi, il più battuto è sicuramente quello che conduce alla Dolina e Grotta della Spipola, un’area esplorata da studiosi ed appassionati, che nel tempo ha restituito molti reperti fossili oggi visibili all’interno del Museo della Preistoria “Luigi Donini”.

Per scoprire il territorio a piedi sono presenti numerosi percorsi immersi nel silenzio delle colline e accomunati da un livello di difficoltà mai eccessivo:

Escursione speleologica nella Grotta del Farneto

Escursione speleologica nella Grotta della Spipola

Sentiero Natura - Cà de Mandorli

Sentiero Natura - I calanchi di Monte Arligo

Sentiero Natura - I calanchi di Sant'Andrea

Sentiero Natura - I gessi della Croara

Ciclovie dei Parchi - Ciclovia dei Gessi di Gaibola

 

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SENTIERO NATURA - CÀ DE MANDORLI

Partenza: Parcheggio Oasi di Cà de Mandorli

Tempo di percorrenza: 40'

Difficoltà: Turistica

Lunghezza: 1,9 km

Percorribile a piedi

Elevato interesse: faunistico

Elevato interesse: botanico

Elevato interesse: geologico

 

La zona, un tempo occupata da cave di ghiaia, presenta oggi un notevole interesse naturalistico in quanto gli scavi dei depositi alluvionali del Pleistocene inferiore-medio, hanno lasciato varie depressioni in cui sono presenti zone umide che offrono ricovero a diverse specie migratorie un ambiente estremamente diversificato

 

Il tracciato ripercorre parte delle vecchie viabilità di cava sfruttandone l’eccellente struttura del fondo e non presenta difficoltà particolari.

L’itinerario, seguendo il segnavia CAI 801A, parte dal borgo di S.Andrea, antico nucleo di epoca medioevale raggiungibile in auto o a piedi dall’abitato di Ozzano seguendo l’omonima strada carrabile, costeggiando lo storico parco della villa Massei lungo la strada sterrata che degrada progressivamente fino a divenire un percorso pedonale.

 

Il sentiero si inoltra tra vecchi coltivi abbandonati ripopolati da una ricca vegetazione arbustiva fino a raggiungere il fondovalle del rio Centonara, alla base dell'imponente formazione dei calanchi dell’Abbadessa.

 

Superato il rio, grazie ad un piccolo guado in muratura, il sentiero risale in destra idrografica, mantenendosi alla base dell’anfiteatro calanchivo, fino ad un bivio dove, imboccando a destra, si inerpica sulla ripida dorsale argillosa ricoperta dalla tipica vegetazione calanchiva: ginestre, sulla, ginepro.

 

Salendo di quota è possibile ammirare l’intero bacino calanchivo il cui paesaggio è in continua e costante evoluzione. Proseguendo sulla cresta, in breve, si raggiunge un bosco misto di roverelle, aceri campestri e ornielli, che segnano l’ingresso del percorso nei terreni dell’azienda agricola Foiano. Da qui, raggiunta la casa padronale, si prosegue in discesa sulla strada comunale via Tolara (direzione Ozzano) per circa 600 mt fino ad arrivare ai ruderi dell’antica Pieve di Pastino. Lasciata la strada si oltrepassa una vistosa sbarra rossa e si prosegue per la cavedagna seguendo il segnavia CAI 801B che scende tra i vecchi coltivi e le aree boscate fino al fondovalle del rio Centonara, ricollegandosi all’itinerario di andata.

 

Il percorso può presentarsi particolarmente fangoso dopo piogge recenti e durante il periodo invernale.

PARCO REGIONALE GESSI BOLOGNESI E CALANCHI
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PARCO REGIONALE GESSI BOLOGNESI E CALANCHI
DELL’ABBADESSA

SENTIERO NATURA - I CALANCHI DI MONTE ARLIGO

 

Partenza: Via Poggio

Tempo di percorrenza: 40′

Difficoltà: Turistica

Dislivello: 70 m

Lunghezza: 1,5 Km

Percorribile a piedi

Elevato interesse: flora- Elevato interesse: faunistico- Elevato interesse: fotografico

 

Il Sentiero di Ciagnano attraversa una piccola porzione di territorio che riassume i caratteri di buona parte delle aree pedecolinari di queste zone. Coltivate fino alla metà del secolo scorso, si sono progressivamente rinaturalizzate a seguito dell’abbandono delle campagne .Lungo il percorso,  è possibile scorgere le tracce di vecchi campi coltivati, aree terrazzate, filari alberati che, rinaturalizzandosi, hanno generato vari ecosistemi profondamente interconnessi tra loro. La differenziazione di ambienti consente lo sviluppo di una più ampia varietà di specie, sia vegetali sia animali.

Il percorso, con andamento ad anello, parte dalla piccola area di sosta lungo via Poggio e si snoda per circa 1500 metri con un dislivello di circa 70 metri.

PARCO REGIONALE GESSI BOLOGNESI E CALANCHI
DELL’ABBADESSA
PARCO REGIONALE GESSI BOLOGNESI E CALANCHI
DELL’ABBADESSA

SENTIERO NATURA - I CALANCHI DI SANT'ANDREA

 

Partenza: Sant'Andrea

Tempo di percorrenza: 1,5 ore

Difficoltà: Escursionistica

Dislivello: 200 m

Lunghezza: 2,5 km

Percorribile a piedi

Elevato interesse: geologico - Elevato interesse: paesaggio, panorama

 

 L’itinerario, seguendo il segnavia CAI 801A, parte dal borgo di S.Andrea, antico nucleo di epoca medioevale raggiungibile in auto o a piedi dall’abitato di Ozzano seguendo l’omonima strada carrabile, costeggiando lo storico parco della villa Massei lungo la strada sterrata che degrada progressivamente fino a divenire un percorso pedonale. Il sentiero si inoltra tra vecchi coltivi abbandonati ripopolati da una ricca vegetazione arbustiva fino a raggiungere il fondovalle del rio Centonara, alla base dell'imponente formazione dei calanchi dell’Abbadessa.

Superato il rio, grazie ad un piccolo guado in muratura, il sentiero risale in destra idrografica, mantenedosi alla base dell’anfiteatro calanchivo, fino ad un bivio dove, imboccando a destra, si inerpica sulla ripida dorsale argillosa ricoperta dalla tipica vegetazione calanchiva: ginestre, sulla, ginepro.

Salendo di quota è possibile ammirare l’intero bacino calanchivo il cui paesaggio è in continua e costante evoluzione. Proseguendo sulla cresta, in breve, si raggiunge un bosco misto di roverelle, aceri campestri e ornielli, che segnano l’ingresso del percorso nei terreni dell’azienda agricola Foiano.

Da qui, raggiunta la casa padronale, si prosegue in discesa sulla strada comunale via Tolara (direzione Ozzano) per circa 600 mt fino ad arrivare ai ruderi dell’antica Pieve di Pastino. Lasciata la strada si oltrepassa una vistosa sbarra rossa e si prosegue per la cavedagna seguendo il segnavia CAI 801B che scende tra i vecchi coltivi e le aree boscate fino al fondovalle del rio Centonara, ricollegandosi all’itinerario di andata.

 

Il percorso può presentarsi particolarmente fangoso dopo piogge recenti e durante il periodo invernale

dolina spipola
PARCO REGIONALE GESSI BOLOGNESI E CALANCHI
DELL’ABBADESSA

SENTIERO NATURA - I GESSI DELLA CROARA

 

Partenza: Area di Sosta La Palazza

Tempo di percorrenza: 1,5 ore

Difficoltà: Escursionistica

Dislivello: 100 m

Lunghezza: 2 km

Percorribile a piedi

Elevato interesse: geologico

Elevato interesse: paesaggio, panorama

Elevato interesse: flora

Elevato interesse: fotografico

 

L’itinerario, che è forse il più classico e conosciuto tra quelli dell’area protetta, si sviluppa nell’area carsica intorno alla Croara, dove estesi affioramenti gessosi hanno dato vita a un paesaggio di grande suggestione e rilevante interesse scientifico.

Partendo dal parcheggio “La Palazza” si imbocca l’omonima via per voltare subito a sinistra sul sentiero sterrato che, seguendo l’itinerario CAI 802A, scende lentamente all’interno della dolina e lungo quale si può ammirare una splendida vista del paesaggio carsico. Proseguendo, il percorso si immette nel bosco e scende lungo una ripida scalinata a metà della quale si distacca dal percorso CAI, che risale a sinistra, fino a raggiungere prima la vecchia entrata della Grotta della Spipola (Buco del Calzolaio) e poco dopo l’odierna via di accesso al complesso carsico.

L'area sul fondo della dolina è caratterizzata da un microclima fresco e umido che permette la vita di una vegetazione tipica di ambiente montano.

Il tracciato risale costeggiando gli ampi coltivi mantenuti a prato stabile per raggiungere nuovamente gli affioramenti gessosi sul versante opposto della dolina nei pressi della località “Il Casetto” dove svolta a sinistra seguendo le indicazioni “Palestrina”. Una volta raggiunto il percorso CAI 817 si svolta a destra per arrivare agli affioramenti gessosi che caratterizzano l’altopiano di Miserazzano. Si ritorna per un breve tratto sui propri passi per ridiscendere a sinistra verso il Buco dei Vinchi e raggiungere nuovamente “Il Casetto”. Da qui, seguendo la strada ghiaiata, in pochi minuti si raggiunge nuovamente il punto di partenza.

 

Partendo dal parcheggio “La Palazza” si imbocca l’omonima via per voltare subito a sinistra sul sentiero sterrato che, seguendo l’itinerario CAI 802A, scende lentamente all’interno della dolina e lungo quale si può ammirare una splendida vista del paesaggio carsico. Proseguendo, il percorso si immette nel bosco e scende lungo una ripida scalinata a metà della quale si distacca dal percorso CAI, che risale a sinistra, fino a raggiungere prima la vecchia entrata della Grotta della Spipola (Buco del Calzolaio) e poco dopo l’odierna via di accesso al complesso carsico.

 

L'area sul fondo della dolina è caratterizzata da un microclima fresco e umido che permette la vita di una vegetazione tipica di ambiente montano.

 

Il tracciato risale costeggiando gli ampi coltivi mantenuti a prato stabile per raggiungere nuovamente gli affioramenti gessosi sul versante opposto della dolina nei pressi della località “Il Casetto” dove svolta a sinistra seguendo le indicazioni “Palestrina”. Una volta raggiunto il percorso CAI 817 si svolta a destra per arrivare agli affioramenti gessosi che caratterizzano l’altopiano di Miserazzano. Si ritorna per un breve tratto sui propri passi per ridiscendere a sinistra verso il Buco dei Vinchi e raggiungere nuovamente “Il Casetto”. Da qui, seguendo la strada ghiaiata, in pochi minuti si raggiunge nuovamente il punto di partenza.

CICLOVIA DEI GESSI DI GAIBOLA gessi bo-1

CICLOVIA DEI PARCHICICLOVIA DEI PARCHI

 

In bici        

Elevato interesse: flora - Elevato interesse: geologia

Partenza: Stazione ferroviaria San Lazzaro di Savena

Tempo di percorrenza: mezza giornata

Difficoltà: medio

Lunghezza: 21 km (con la deviazione all'Oasi Fluviale WWF del Molino Grande)

Dislivello: 200 m

Itinerario di prima collina relativamente breve ma con salite da non sottovalutare.

 

Dopo una partenza in ambiente urbano si raggiungono le porte del parco, caratterizzato da una roccia non comune, il Gesso, e dai relativi ambienti carsici movimentati da doline (grandi conche imbutiformi con, sul fondo, la classica grotta ad inghiottitoio), boschetti, ex coltivi e piccole rupi; non manca anche l'ambiente fluviale, rappresentato da pioppi, salici e ontano nero, con sottobosco in prevalenza di corniolo, sambuco, acero campestre, sanguinella.

 

Difficoltà: medio (è presente un tratto in forte salita e su fondo sterrato, comunque non proibitivo)

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